Quando, durante i miei studi di riflessologia plantare, ho studiato la tecnica metamorfica ciò che mi ha colpito di più è che la sua semplicità e ripetitività sono tutt’altro che noiose, sia per l’operatore che per il ricevente.
Il tempo scorre in maniera gentile, rilassante e lo sguardo cade sull’orologio solo per rispettare i tempi indicati e passare da un piede all’altro, quindi alle mani e alla testa. E questo accade nonostante l’operatore sia semplicemente un catalizzatore e il lavoro venga svolto dall’energia vitale del ricevente. Il praticante infatti deve adottare l’approccio del distacco notando i fatti, riconoscendoli nella loro presenza e lasciando che siano, in totale assenza di giudizio che lo preserva anche dal proiettare ciò che si sta percependo sull’altra persona. Diremo al ricevente che la forza vitale è all’opera e che farà ciò che è giusto per lui o lei.
La tecnica fu sviluppata da Roberta St. John, naturopata e riflessologo, che basò il suo lavoro sull’osservazione e lo studio delle esperienze maturate con i suoi riceventi, in particolare bambini autistici e con la sindrome di Down. Notò che il trattamento riflessologico risultava comunque efficace anche lavorando solo sulla zona riflessa della colonna vertebrale e non su tutto il piede essendo, molti dei disequilibri riportati dai riceventi, riconducibili a blocchi energetici a livello dei riflessi spinali, e quindi lungo la zona corrispondente nel piede.
Concentrandosi sugli aspetti psicologici ed emozionali, localizzò il principio della madre (propensione all’amore, all’accoglienza, alla cura, ma anche radicamento nella madre Terra) nel tallone, e quello paterno (autorità, espressione della propria esistenza) nell’alluce (nel bordo mediale dell’articolazione tra le due falangi) e intuì che tra i due punti si rispecchia tutto il periodo della gestazione, i 9 mesi trascorsi nel ventre materno. Inizialmente definì il lavoro “terapia prenatale” termine che abbandonò accorgendosi che non era la tecnica in sé a portare dei benefici al ricevente bensì la sua forza vitale, e che sostituì quindi con “metamorfosi”, da cui Tecnica metamorfica.
Lavorare su questa area significa lavorare sul periodo in cui vennero stabilite le caratteristiche di ognuno di noi, i nostri unti di forza e i nostri punti deboli.
Il primo momento della nostra formazione fisica è il concepimento, ma esiste anche uno schema prenatale, il pre-concepimento, che è lo stadio fuori dal tempo, dallo spazio e dalla materia, che nel piede corrisponde alla falange distale dell’alluce.
Nel momento del concepimento ovulo e spermatozoo incontrandosi danno la vita, una nuova vita con un suo schema genetico: in questo momento c’è già l’informazione dell’essere umano che saremo, e nel piede corrisponde al punto mediale dell’articolazione tra le due falangi dell’alluce.
Il periodo che va dal concepimento alla 18°-22° settimana è quello del post concepimento, periodo dello sviluppo embrionale, dell’impegno a vivere., in cui l’individuo prende forma (il termine viene dal greco e significa “non diviso”, unito con il resto di cui fa parte, con l’ambiente); in questo intervallo l’embrione è rivolto verso il sé, verso la sua formazione. Nel piede corrisponde alla zona che va dalla base dell’alluce al centro dell’arco plantare.
Il punto nel piede tra l’osso cuneiforme e lo scafoide, siamo circa sulla ottava vertebra toracica, corrisponde al movimento, momento in cui la mamma sente per la prima volta il movimento del feto che muovendosi inizia ad esplorare l’ambiente sviluppando la consapevolezza verso il mondo.
Si passa poi alla pre-nascita, il bambino si prepara ad uscire, l’energia inizia a muoversi verso l’esterno e corrisponde alla zona tra il centro dell’arco plantare e il calcagno.
Il momento della nascita si trova nel punto in cui il tendine d’Achille si innesta sull’osso, punto riflesso del bacino, dell’apertura verso l’esterno: il bambino esce quando si sente pronto al cambiamento, a diventare a tutti gli effetti, un essere separato dalla mamma.
Come si pratica la tecnica metamorfica?
Dedicheremo circa 20 minuti ad ogni piede, 5-10 minuti ad ogni mano e tra i 7 e i 10 minuti alla testa.
Si inizia dai piedi, simbolo del nostro procedere nel mondo: si dovrebbe partire dal piede destro e dalla mano destra, personalmente quando mi siedo ai piedi di una persona per un trattamento riflessologico, lascio che siano le mie mani a scegliere da che piede iniziare, mani che certamente vengono richiamate dai piedi del ricevente. E’ vero che il piede destro rappresenta il presente mentre il sinistro il passato e lo “zainetto di potenzialità” con cui si è venuti al mondo, ma è anche vero che ognuno di noi è un essere unico e irripetibile e per questo penso che, in qualsiasi approccio olistico, i protocolli siano utili punti di partenza, ma poi il resto nasce e si sviluppa in funzione di chi si ha difronte.
E’ una tecnica molto semplice; inizialmente si lascia che le mani si spostino sul piede affinché si prenda coscienza del suo stato: potrà essere freddo oppure caldo, umido, secco, rigido o flessibile, la pelle liscia o ruvida, potranno esserci callosità, zone dolenti o arrossate. Dopo questa prima presa di coscienza fine a sé stessa e priva di qualsiasi giudizio, potremo iniziare con la tecnica metamorfica.
Il tocco dovrà essere leggero, come quello delle ali di una farfalla, uno sfioramento; possiamo usare un solo dito o tutte le dita muovendoci lungo la zona riflessa della colonna vertebrale, dal basso verso l’alto e viceversa, pian piano le dita si muoveranno da sole, sapientemente. Si lavora e ci si sofferma sul bordo esterno dell’alluce e poi si riprende su è giù lungo il rachide. Ogni tanto sfioreremo la zona che congiunge, dorsalmente, il malleolo esterno con quello interno (cingolo pelvico). Dopo circa 20 minuti passeremo all’altro piede dove ripeteremo tutto il lavoro.
Ci sposteremo quindi sulle mani, dove spenderemo qualche minuto per l’esplorazione per poi concentrarci sulla zona che va dall’apice del pollice fino al polso, sul lato esterno rispetto alle altre dita della mano, e anche in questo caso ogni tanto sfioreremo il polso. Dedicheremo tra i 5 e i 10 minuti ad ogni mano per poi concentrarci sulla testa dove poseremo le mani per qualche istante per creare un contatto; quindi per un massimo di 10 minuti sfioreremo le zone riflesse, come da immagine, usando una sola mano o entrambe.
Alla fine del trattamento i riceventi si sentono solitamente molto rilassati.
Qualora avessi la curiosità di provare la Tecnica Metamorfica non dovrai far altro che contattarmi.