La natura è terapeutica. Oggi la scienza studia il benessere indotto dal contatto con essa e ci parla di effetti quali il rilassamento, il rallentamento del ritmo cardiaco, l’abbassamento della pressione sanguigna, l’influenza sull’attività cerebrale. Studi e ricerche pubblicati su riviste mediche evidenziano che chi trascorre più tempo a contatto con la natura ha un maggior senso di vitalità, più energia e maggior resistenza alle malattie. Il solo stare in mezzo alla natura determina una riduzione della produzione di cortisolo (l’ormone dello stress) già dopo 20 minuti di permanenza. Quando il livello di cortisolo nel sangue diminuisce, il battito cardiaco rallenta, la pressione sanguigna cala, il respiro si fa più rilassato, più profondo e più lento. Il fegato rilascia meno glucosio, il livello di zucchero nel sangue diminuisce e ciò determina un beneficio per le difese immunitarie e un rinforzo per l’apparato circolatorio.
Ma a ben pensarci, cosa c’è di così sorprendente e di nuovo in questi studi? Non è forse vero che la natura ci fa stare bene, o comunque meglio, semplicemente perché ne facciamo parte? Da quando sono nata vivo in un’isola, la mia città d’origine si trova a 0 metri sul livello del mare, il mare bagna la mia città, ma essendo una città vivo in mezzo al cemento, all’asfalto, ai palazzi, allo strombazzare dei clacson delle auto, al traffico caotico e alla gente perennemente di corsa, in ritardo e spesso arrabbiata ed ostile. Eppure, con 10 minuti di auto, o 50 minuti a piedi o 20 minuti di bicicletta, raggiungo il Poetto, circa 9 Km di spiaggia, di sabbia dove posso ritagliarmi il mio contatto personale con la natura, dove sto e cammino rigorosamente scalza, anche in pieno inverno, e dove non appena entro in contatto con la sabbia (fredda o calda che sia) mi fermo a percepire l’energia che proviene dalla terra.
Questo per me è il modo più veloce e immediato per entrare a contatto diretto con la natura, senza cemento tra me e lei, senza il rumore delle auto in sottofondo e, se sono fortunata, senza il rumore dei motori delle barche o, ancor peggio, delle moto d’acqua. Sì, perché ho capito, ascoltandomi, quanto bisogno abbiamo di pace e di silenzio in cui soggiornare.
Il mare è stato protagonista unico e indiscusso della mia infanzia, della mia adolescenza e di parte dell’età adulta, il posto dove ho trascorso le vacanze estive, natalizie e pasquali. Ho fatto il bagno in tutte le stagioni, con il sole e con la pioggia, con le onde e la calma piatta, di giorno e di notte. Mi sono scottata i piedi nella sabbia bollente, li ho scorticati sulle rocce, la spiaggia mi ha ospitata la notte per i falò con gli amici e il bagno di mezzanotte; in spiaggia ho riso e pianto, ho corso, ho giocato a palletta, a racchettoni, a bandierina; in spiaggia ho dormito, scavato buche, corso.
Pensando ora a tutti questi momenti, mi rendo conto di quanta energia e vitalità raccogliessi da quelle giornate trascorse all’aria aperta, scalza e immersa in uno o più elementi naturali. Una consapevolezza che non avevo, che è scresciuta insieme a me e che ora mi consente di ascoltare e ascoltarmi per capire ciò che per me è bene e ciò che non lo è. Godo della natura anche recandomi in un parco cittadino, nei cosiddetti polmoni verdi delle città, nel momento in cui tolgo le scarpe, metto i piedi nudi sulla terra, sull’erba o mi siedo o sdraio, senza filtri. Ho tenuto un laboratorio di riflessologia plantare all’aperto, ho individuato un prato in un parco facilmente raggiungibile e alcune persone hanno accolto con entusiasmo la mia proposta. E’ un luogo in cui c’è una bella energia, mi è capitato tempo fa di partecipare ad una meditazione in piedi, scalzi, ed è stata una delle esperienze di maggior consapevolezza, presenza e pace interiore mai provate. Mi sono resa conto che un incontro fatto in uno spazio chiuso, per quanto adatto, confortevole e accogliente, non sarà mai paragonabile allo stesso laboratorio svolto in mezzo alla natura, a diretto contatto con essa; ormai ho acquisito una consapevolezza che mi permette di cogliere la differenza a livello fisico e sensoriale: niente di complicato, anzi direi accessibile a chiunque abbia la pazienza di ascoltarsi, osservarsi e associare sensazioni piacevoli, di benessere, a determinati luoghi. Capisco non sia facile, soprattutto se siamo completamente assorbiti dai ritmi forsennati che non danno il tempo di fermarsi e fare un respiro più profondo, ma se vogliamo possiamo riprenderci un po’ di quel tempo pian piano, ritagliarlo, assaporarlo con l’aiuto del ritorno alla natura. Si certo, facile a parole, direte voi, ma vi assicuro che ciò che vogliamo fare della nostra vita su questa terra dipende da noi, dalle nostre scelte, dalle nostre priorità.
Probabilmente anche tu senti l’esigenza di cambiare qualcosa, rallentare, magari semplicemente perché lavori per una di quelle aziende “evolute” che consigliano ai propri dipendenti di fare passeggiate nella natura durante la pausa pranzo. E in effetti se ci pensi non è un consiglio così sbagliato quello di passeggiare, soprattutto se si svolge un lavoro sedentario che ci incolla alla scrivania per tante, troppe ore; se poi lo facciamo nella natura acquisiamo un valore aggiunto, e questo i giapponesi l’hanno capito prima di tanti altri, iniziando a studiare gli effetti del cosiddetto “bagno della foresta” (Shinrin-yoku), termine coniato nel 1982 dal Ministero delle foreste giapponese nell’ambito di un programma di sanità pubblica e conosciuto oggi anche come “forest bathing” o “forest therapy”. Indica la pratica del trascorrere del tempo immersi nella natura, una pratica che porta sorprendenti benefici per la salute.
Il professor Qing Li della Nippon Medical School di Tokyo è giunto ad affermare che la terapia forestale ha un effetto sulle cellule “natural killer” che rientrano nell’immunità innata come prima linea di difesa contro gli agenti patogeni: una giornata trascorsa nel bosco comporta un aumento del 40% delle cellule natural killer, la riduzione dei livelli ci cortisolo salivare, la riduzione della frequenza cardiaca, nonché della pressione sanguigna. Si tratta in pratica di girare per i boschi traendo giovamento, attraverso i nostri sensi, dalle sostanze immunostimolanti emesse dagli alberi, in particolare dai terpeni, che con le loro proprietà antibatteriche, antinfiammatorie, analgesiche, antidepressive e anticonvulsivanti influiscono positivamente sull’essere umano anche dal punto di vista psicologico e mentale, somministrando una vera e propria aromaterapia naturale.
Provare per credere!