La riflessologia è una tecnica non invasiva che, concentrandosi sulle zone periferiche del corpo, stimola una risposta interna più profonda finalizzata al raggiungimento dell’omeostasi. Lavorando sulla periferia (piedi, mani, orecchie, viso) si agisce in un microsistema che opera in un rapporto di scambio reciproco con il macrosistema.
La riflessologia è una pratica che stimola la nostra forza di autoguarigione –vis medicatrix naturae– e lo fa agendo sulla persona nel suo complesso.
Tra le terapie riflesse quella plantare è la più diffusa, la più conosciuta e probabilmente anche la più antica: si praticava nell’antico Egitto, come dimostrano pittogrammi datati intorno al 2500-2330 a.C.
Fu alla fine degli anni ’60 che la riflessologia plantare arrivò ufficialmente in Europa tramite Doreen Bayley e Hanne Marquardt che nel 1967 aprì una scuola per terapisti riflessologi in Germania. Presso la sua scuola si diplomò nel 1974 Elipio Zamboni massofisioterapista, a cui si deve la divulgazione della tecnica in Italia: dopo anni di pratica e di sperimentazioni iniziò infatti a tenere corsi e fondò la Federazione Italiana Riflessologia del Piede e nel 1987 la Scuola Triennale di Riflessologia. Il suo insegnamento è racchiuso nel suo motto: “Sedere ai piedi di un paziente è un atto di grande amore e umiltà”.
Il piede
Il piede umano ha una struttura complessa e unica nell’intero mondo animale.
Gli arti assumono la forma e la posizione definitiva alla fine del secondo mese di gestazione e il processo di ossificazione si conclude intorno ai 20 anni.
Il piede umano è formato da 26 ossa (alcuni hanno anche le due ossa sesamoidi che si trovano alla base dell’alluce e sono incluse nei tendini flessori dell’alluce), 107 legamenti, 22 muscoli, 30 articolazioni e ben 7200 terminazioni nervose. Ha una struttura che gli permette di sorreggere e tenere in equilibrio tutto il corpo. Rappresenta inoltre un punto determinante del sistema circolatorio: plantarmente scorrono fitti intrecci di vene e capillari (la cosiddetta Soletta di Lejars) la cui spremitura, che avviene ad ogni passo, facilita il ritorno linfo-venoso verso l’alto: ecco perché in oriente il piede viene chiamato anche “secondo cuore” o “cuore periferico”.
In passato è sempre stato tenuto in grande considerazione: gli egizi ne curavano ogni malanno ed elencavano norme precise per prevenirne l’insorgenza. Leonardo da Vinci lo definì “un’opera d’arte, un capolavoro di ingegneria”, nella civiltà cinese rappresentava il simbolo sessuale per eccellenza: i piedi delle donne venivano modellati attraverso strette fasciature. In Asia baciare i piedi era considerato un atto di sottomissione. Scoprire i piedi di una donna equivaleva ad un esplicito invito sessuale, avere i piedi sempre coperti era infatti una dichiarazione di castità. In India si tocca il piede dell’Avatar, considerato punto di contatto fisico tra il divino e la terra. Pensiamo anche alle religioni: Gesù lava i piedi ai discepoli durante l’ultima cena, i buddisti, i musulmani e gli induisti tolgono le scarpe prima di entrare in un luogo sacro.
Simbologia e psicosomatica
Il contatto con la terra avviene tramite i piedi, sono la base del corpo, la parte più distale dell’arto inferiore e rimandano all’idea di movimento. Rappresentano le nostre radici, il nostro mezzo di collegamento con la terra e di movimento nello spazio, il nostro punto d’appoggio, ma anche le ruote che ci permettono di spostarci, avanzare o rimanere bloccati. I piedi rivelano il nostro modo di stare al mondo, di toccare Madre Terra.
Simboleggiano i nostri atteggiamenti, le nostre posizioni, il nostro ruolo ufficiale e osservando come una persona si appoggia e si muove sulla terra, possiamo comprendere il suo modo di avanzare nella vita. “L’idealista cammina in punta di piedi, il materialista sui talloni” diceva Malcom De Chazal. I piedi e il modo in cui vengono usati per stare in equilibrio e avanzare rivelano quanto una persona è piantata al suolo, sia fisicamente che emotivamente: quando si dice che una persona ha i piedi per terra si intende che ha un buon senso e una buona percezione della realtà, contrariamente a chi la “la testa tra le nuvole”. I disturbi dei piedi rivelano le tensioni, gli stili di vita, gli atteggiamenti abituali: quando una persona non è tranquilla, ha timore di qualcosa o di qualcuno diciamo che “sta sulle spine”; quando danneggia sé stesso usiamo l’espressione “si dà la zappa sui piedi” e ancora quando non prende posizione e non sceglie “sta con il piede in due staffe”. Il piede dunque simboleggia la nostra posizione nel mondo, il nostro modo di affrontare la vita, esprime la libertà di andare dove si vuole. La caviglia intesa come articolazione che dona efficienza al piede, in varie culture simboleggia il punto di sostegno cosciente delle nostre relazioni con il mondo: ci permette infatti di portare il nostro corpo in avanti. Chi va incontro a frequenti distorsioni o dolori può avere difficoltà nel prendere decisioni (non so dove voglio andare) o nell’ambito della stabilità e malleabilità della sua vita.
Il riflessologo, nel momento in cui viene in contatto con i piedi del ricevente, inizia il suo lavoro con un’indagine che lo porta a considerare la temperatura, il colore, la qualità della pelle (ruvida, secca, crepolata, umida), la struttura ossea, gli archi plantari, la dimensione dei piedi rispetto al resto del corpo, il confronto tra i due piedi e ancora le dita, lo stato delle unghie e la presenza di eventuali nei, cicatrici, piaghe, callosità. Il piede infatti ci fornisce informazioni sullo stato di equilibrio o disequilibrio della persona nel suo complesso, dal punto di vista fisico, mentale, emozionale ed energetico. I piedi ci mostrano quello che è successo, quello che succede e anche quello che succederà dentro di noi. Un problema al piede comunica il più delle volte un rifiuto a proseguire per la propria strada. Se ci sentiamo bloccati in ciò che facciamo o in ciò che vorremmo fare, il piede ne può risentire; il dolore ai piedi può arrivare in un momento in cui ci sentiamo stretti nelle cose e nelle situazioni che ci circondano. Quando torniamo a casa la sera e non vediamo l’ora di togliere le scarpe: quando il corpo è in compressione, perché bloccato nell’agire, il piede riflette questo stato iniziando a far male sotto lo stimolo di una scarpa apparentemente troppo stretta.
Come funziona la riflessologia
Il piede è un microsistema nel quale è rappresentato il corpo intero e questo ha dell’incredibile se pensiamo che, manipolando i piedi, possiamo influire positivamente sul benessere psicofisico della persona, stimolando il corpo a lavorare per raggiungere l’omeostasi.
Massaggiando e premendo specifici punti e zone, si stimola il potenziale auto curativo del corpo stesso, si risveglia la forza della salute che farà funzionare meglio gli organi emuntori, liberando l’organismo dalle tossine accumulate; si migliora la circolazione sanguigna, responsabile dell’ossigenazione e della disintossicazione delle cellule e dei tessuti, e la circolazione linfatica, che presiede alle difese immunitarie; si riequilibrano i sistemi di relazione del corpo, come il sistema nervoso autonomo e quello endocrino, particolarmente influenzati dall’accumulo di stress a cui siamo sottoposti quotidianamente.
La riflessologia plantare stimola dunque il nostro organismo a liberare i mediatori chimici endogeni capaci di migliorare lo stato di benessere del nostro corpo. E lo fa attraverso la stimolazione nervosa, permettendo allo stimolo della zona riflessa di inviare un messaggio al cervello attivando l’intervento sull’organo o zona bersaglio; il solo fatto che nei piedi troviamo circa 7200 terminazioni nervose ci fa capire il motivo per cui un trattamento riflessologico o anche solo un semplice massaggio ci possa far sentire così bene. Il sistema nervoso e il sistema endocrino sono interrelati in rapporto alla produzione di endorfine e lavorando sui piedi, si agisce su questi apparati ma anche sulla circolazione sanguigna e linfatica con conseguente eliminazione di scorie.
Se camminare dunque è una delle più antiche pratiche naturali per il benessere e la salute dell’individuo, un trattamento di riflessologia plantare può sicuramente aiutare in tal senso, contribuendo anche a regolarizzare disequilibri relativi alla circolazione sanguigna e linfatica. La Medicina Tradizionale Cinese parla di teoria delle influenze psicologiche ritenendo che ogni organo risponda a un’emozione per cui la stimolazione del primo avrà una risposta psicofisica sull’organismo, con un miglior funzionamento dell’organo e un riequilibrio anche dal punto di vista emozionale. Del resto, anche i canali energetici che attraversano il nostro corpo vengono stimolati: comunque la si chiami (Qi, Prana, Ki) l’energia è alla base della vita e la sostiene, e tutte le azioni e reazioni sia a livello macro che micro, hanno bisogno di essa per accadere. Oggi gli operatori di Complementary Alternative Medicines e di Discipline Bio-Naturali, utilizzano ampiamente il concetto di energy medicine. L’idea di energia o forza vitale è stata espressa da molte culture antiche in tutto il mondo, ed alcune di esse risalgono a migliaia di anni fa. Il concetto cinese di Qi, ad esempio, risale all’ I Ching (Libro dei Cambiamenti) scritto intorno al 2200 a.C.. Le prime citazioni descrivono il Qi come una forza onnicomprensiva che pervade e unifica le tre energie dell’universo: Cielo, Terra e Uomo. Anche l’energia partecipa a fare di ognuno di noi un essere unico con i suoi disequilibri e i suoi blocchi, con i suoi sintomi, le sue caratteristiche e il suo vissuto, e di conseguenza il suo rimedio che sarà valido solo per lui in quel preciso momento e contesto. La malattia, il disagio sono sempre espressione di un disequilibrio tra parte fisica, mentale e spirituale di noi stessi in quel dato momento. Ogni disturbo nasce da un blocco o da uno squilibrio del flusso energetico e infatti in MTC non si parla di medicine volte a cancellare i sintomi ma solo di terapie volte a ristabilire l’equilibrio funzionale. La riflessologia plantare, come rimedio complementare della medicina ufficiale, agisce proprio allo scopo di stimolare il potere di autoguarigione verso l’equilibrio personale. La malattia, il disagio sono espressione di un disequilibrio tra parte fisica, mentale, emozionale e spirituale di noi stessi in un dato momento e il fascino della disciplina sta proprio nello scoprire ogni giorno qualcosa di nuovo, che sia collegato direttamente ad un disequilibrio fisico, che sia un segno profondo di malesseri passati, o che sia un’emozione repressa o mal sfogata.